Una ragione, non l’unica ma certamente importante, della crisi di Detroit era l’alto costo del lavoro: 75 dollari l’ora per Chrysler, General Motors e Ford, contro i 45 per le transplant, le società giapponesi che avevano impianti negli USA. La forte differenza non era dovuta al salario diretto, di circa 30 dollari l’ora per tutte le compagnie automobilistiche, ma ai differenti costi dei benefici sociali, quali i piani sanitari e le pensioni, non solo dei dipendenti attivi ma anche dei pensionati che avevano lavorato per le rispettive compagnie. Il salvataggio di Detroit operato dall’azione chirurgica del governo Obama ha tagliato di circa 20 dollari l’ora i costi dei benefici socialí e ha introdotto un doppio livello salariale, distinguendo tra i vecchi dipendenti, che mantengono i 30 dollari l’ora, e i nuovi assunti, il cui salario è stato ridotto a 14 dollari, corrispondenti, se depurati dall’inflazione, al salario di 5 dollari al giorno introdotto alla Ford nel 1915 (“Bloomberg”, 19 settembre 2011). L’amministrazione Obama ha portato indietro di un secolo il salario dei nuovi dipendenti del l’industria automobilistica. Calcola il Center for Automotive Research che l’attuale costo del lavoro, inclusi i benefici sociali, è per General Motors di 56 dollari l’ora, ma per ogni operaio anziano che andrà in pensione potrà assumere un nuovo operaio a metà salario, per cui entro il 2015 il 23% della sua forza-lavoro sarà nel livello sa lariale più basso (“Forbes”, 4 dicembre 2012). Alla Chrysler la chirurgia del governo Obama ha ridotto il costo del lavoro, compresi i benefici sociali, dai 76 dollari l’ora del 2006 a 49, un taglio del 35%; e con i nuovi assunti a 14 dollari, in futuro si ridurrà ancora (“Wall Street Journal”, 30 giugno 2011). Franco Palumberi, Lotta Comunista, febbraio 2014, anno L, n. 522, pag. 12

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