Il Friuli appare a Pasolini abitato da un popolo «insieme così nordico, nel suo moralismo, e così meridionale, nel suo abbandono melico, insieme goffo e agile, duro e allegro; vivente in una sorta, per così dire, di substrato politico, di rustico mondo a sè, a suo modo nobile. … Senza una grande tradizione democratica comunale (quale la “diocesi” di Aquileia), e senza una grande tradizione risorgimentale, questo popolo non ha tuttavia nessuno di quei vizi sociali che caratterizzano appunto i popoli privi di tali tradizioni. O per lo meno si avverte, di quei vizi, un solo vago sapore, là magari dove è più grigia e fredda la miseria, le “aree depresse” della Carnia o delle Basse, ma se esso implica l’azione o la scelta politica conformista di quelle popolazioni, non intacca una loro nativa nobiltà e dirittezza di costume remoto forse nel tempo come il loro sopravvissuto ladino». Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2005, p. 87 Immagine: carnevale di Sauris

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