«L’anno 1929 era giunto quasi al termine del terzo trimestre con la speranza e l’apparenza di una crescente prosperità, particolarmente negli Stati Uniti. Un’orgia di speculazioni trovava appoggio in uno straordinario ottimismo e si scrivevano libri per provare come la crisi economica fosse una fase che l’espansione dell’organizzazione affaristica e la scienza avevano dominato.
“È evidente che i cicli economici, quali li abbiamo conosciuti, sono finiti” disse il presidente della Borsa di New York in settembre; ma in ottobre un’improvvisa e violenta bufera si abbatté su Wall Street. L’intervento delle aziende più solide non riuscì a frenare l’ondata di vendite causata dal panico; un gruppo di banche importantissime costituì un fondo di un miliardo di dollari per mantenere e stabilizzare il mercato. Tutto fu vano.
L’intera ricchezza accumulata così rapidamente nella valuta cartacea degli anni precedenti scomparve; il benessere di milioni di focolari americani, impiantato su una gigantesca struttura di crediti imprudentemente estesi, all’improvviso si rivelò illusorio. A parte le speculazioni azionistiche le quali, incoraggiate da facili prestiti, persino delle più famose banche, avevano invaso tutto il paese, si era sviluppato un vasto sistema di acquisti rateali di case, mobili e automezzi, oltre a numerose specie di forniture domestiche che venivano date a pagamento dilazionato. Tutto questo crollò simultaneamente.
I poderosi impianti di produzione furono sommersi dal disordine e dalla paralisi. Ieri era stato necessario affrontare l’urgente problema del parcheggio per le automobili di cui migliaia di artigiani e operai cominciavano a servirsi per recarsi al quotidiano lavoro; oggi l’angoscioso assillo del ribasso delle paghe e della disoccupazione crescente tormentava l’intera comunità che, sino a quel momento, era stata assorbita dalla piú attiva produzione di ogni genere di merci create per la gioia di milioni di individui. Il sistema bancario americano era assai meno concentrato e aveva basi molto meno solide di quello inglese. Ventimila banche locali sospesero i pagamenti; i mezzi di scambio di merci e di lavoro tra uomo e uomo vennero spazzati via, e il crollo di Wall Street ebbe ripercussioni tanto nelle case ricche quanto in quelle modeste.»
Winston Churchill, La seconda guerra mondiale, parte I, vol. I, pp. 53/54